giovedì 17 luglio 2008

Long live the record store, and the guys and girls who turn the key, and unlock those dreams, every day!

La frase è del regista Cameron Crowe (ha diretto, tra gli altri, Singles, Almost Famous, Vanilla Sky) e fu pronunciata in occasione del Record Store Day dello scorso 19 aprile. M'è venuta in mente stamattina, dopo aver letto le affermazioni di Pete Townshend, leader dei leggendari Who, riportate su La Stampa di oggi.

Il chitarrista ha affermato che i nuovi supporti discografici digitali (mp3 et similia) fanno male perché contribuiscono ad infondere in chi ascolta un senso di alienazione. "Rimpiango i tempi in cui si usciva per andare in un negozio a comprare il disco: lo si guardava, lo si ascoltava e lo si toccava. La musica aveva più fascino e soprattutto non lobotomizzava centinaia di ragazzi che ora restano incollati a internet per scaricare le canzoni", ha spiegato.

Vai a dargli torto, al vecchio Pete. Io in un negozio di dischi ci ho lavorato anni e ci sono letteralmente cresciuto. E la cosa che mi piaceva di più di quel mestiere era consigliare, proporre, raccontare i dischi e le piccole storie che ci sono dietro. Un po' come faccio anche qui. 

Tutto ciò senza contare quello che molti clienti (alcuni dei quali avevano i miei anni moltiplicati per tre!) mi hanno insegnato e trasmesso. Insomma, per me, anche quando stavo dall'altra parte del bancone, erano sempre occasioni di scambio, di confronto. Di condivisione. Là dentro sono nate anche molte amicizie che ancora oggi resistono. 

E poi volete mettere l'emozione che si prova ad entrare in un negozio di quartiere come il Championship Vynil di Rob Fleming (leggete Nick Hornby, Alta fedeltà, se non l'avete fatto) col restare impalati davanti all'insensibile monitor di un pc per ascoltare l'ultimo singolo dei R.E.M.?

Insomma, come dice Crowe, lunga vita ai negozi di dischi e a quei ragazzi e ragazze che, girando la chiave, aprono ogni giorno la porta verso un mondo di sogni.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Ok Aldo, anche a me piacciono i negozi di dischi, dove puoi "spulciare" gli scaffali alla ricerca del raro o semplicemente quello che più ti interessa, in particolar modo ora che acquisto solo vinili. Però non è detto che internet lobotomizzi, il problema non è negli "strumenti" ma nell'uso che ne fai. Se il download serve a conoscere cose nuove che altrimenti non potresti permetterti allora non c'è nulla di male a scaricare. Del resto anche tu con questo blog sei uno di quei ragazzi che "girando la chiave, aprono ogni giorno la porta verso un mondo di sogni".
A presto
Alessio


PS naturalmente il blog mi piace.

Aldo ha detto...

Siamo d'accordo, Alessio, ci mancherebbe: ma il problema non è tanto il download in sé ma la perdita del confronto o scambio di opinioni - e, oserei dire, di culture musicali - che caratterizzavano il rapporto tra negoziante e ascoltatore. Un rapporto umano, tutto qui. Sono un nostalgico?