lunedì 21 luglio 2008

Life is a great journey through illusion

Every moment of this journey is so
intense. Some people play with it, some people
try to learn how to win, some people just pass through it!
... I am sinking into every passing moment.
And I am grateful for this illusion which
presents me every second with a new fruit
to taste. Sweetness, sorrow, anger,
happiness, passion and depression. All is
Fullness and Emptiness. Oh, what a taste!
... I'm born naked and I will die naked.
All I can take from this great illusion called
Life is my Spirit...

(Naked Spirit)


Sainkho Namtchylak è nata nel 1957 in un piccolo villaggio della ex repubblica sovietica di Tuva, nella Siberia meridionale, poco distante dalla Mongolia. Dopo aver intrapreso lo studio della musica classica presso l'università locale, si reca a Mosca, dove completa gli studi e s'interessa alle tradizioni vocali dei lama e degli sciamani siberiani. E' nella capitale russa che nasce la sua passione per il patrimonio vocale di Tuva, e per il canto gutturale difonico (o diplofonico), che delle culture tuvana e mongola è espressione. Tale fenomeno vocale consiste nell'emissione simultanea di due suoni: uno grave (fondamentale) che continua, ed un altro più acuto, della serie degli armonici. Questa particolare tecnica è stata a lungo appannaggio di voci maschili. 

La carriera artistica di Sainkho Namtchylak comincia nella seconda metà degli anni Ottanta; prima nel Sayani, il Tuvan State Folk Ensemble, poi al fianco di alcuni musicisti sovietici, con i quali comincia a sperimentare nuove forme espressive, partendo da sonorità tradizionali tuvane. In questo periodo fa anche parte del Tri-O, gruppo jazz moscovita nel quale figurano Sergej Letov (sax), Arkadij Kiritschenko (tromba) e Alexander Alexandrov (fagotto), e col quale partecipa a diversi festival europei. Incide, tra l'altro, col noto sassofonista inglese Evan Parker e col bassista tedesco Peter Kowald. Il Tuvian Throat Singing si apre a contesti di carattere jazzistico-improvvisativo. E viceversa.

La sua voce cristallina, duttile e umbratile - come lei stessa l'ha definita in un'intervista - è, a mio avviso, quanto di più entusiasmante si possa ascoltare oggigiorno. (Anche se, vi avverto, chi non è abituato a questo tipo di suoni potrebbe annoiarsi tremendamente). Sainkho possiede un enorme potenziale vocale: è abilissima nel passare dai sovracuti alle tonalità più gravi e dotata di un notevole senso ritmico. Ma la sua assoluta padronanza dei mezzi tecnici non è mai fine a se stessa; al contrario, qui il virtuosismo e la sperimentazione timbrica sono messi al servizio della musica. Ed è proprio questo bagaglio tecnico, arricchitosi anche grazie alle diverse esperienze musicali, ad offrire all'artista un'altrimenti impensabile tavolozza espressiva. 

Grazie alla sua grande estensione vocale, Sainkho tratteggia figure evocative (il vento, il canto degli uccelli), lasciandosi sedurre da suggestioni elettroniche, reminiscenze folk tuvane e, perché no, intense aperture melodiche che richiamano la migliore musica pop.

Un'artista che fa della propria musica un mezzo attraverso il quale esplorare nuovi territori sonori, e che ciononostante non perde mai il contatto con la consolidata tradizione vocale della propria terra. Non so a voi, ma l'utilizzo che Sainkho fa della tradizione tuvana a me sembra un ottimo modo per continuare a perpetuarla. Rinnovandola.

Dischi consigliati:

Naked Spirit (Amiata Records) 
Sainkho. Una voce da Tuva (L'Unità Jazz/Amiata Records)
Stepmother City (Ponderosa Music & Art)

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