venerdì 11 luglio 2008

Dialektos

Maria Pia De Vito ha scelto di presentare il suo nuovo lavoro, Dialektos, durante la serata inaugurale del Pomigliano Jazz Festival. Non a caso, dice, perché nata da queste parti e, come le sue scelte musicali dimostrano, molto legata alle sue origini partenopee. 

Il titolo del nuovo progetto, del quale è coautore il pianista e compositore inglese Huw Warren, rimanda all'idioma, al dialetto appunto, ma anche, come la stessa cantante spiega, al colloquio, all'arte della dialettica... forma di comunicazione e conoscenza basata sulla discussione. Questo concerto testimonia dunque l'incontro - ma sarebbe meglio dire il dialogo -  tra due musicisti che si erano conosciuti anni fa, durante l'esperienza inglese della De Vito, e si sono poi ritrovati, grazie a internet, l'anno scorso.   

Non conoscevo per niente Warren, e devo dire che mi hanno molto impressionato il suo approccio (ritmico) allo strumento, la versatilità e l'espressività del suo pianismo. L'affiatamento con Maria Pia De Vito mi è sembrato ottimo: il pianista inglese ha (in)seguito brillantemente le sortite solistiche della cantante, sempre più protesa verso la ricerca di soluzioni di confine. 

Del resto, Maria Pia De Vito non è nuova alle escursioni in territori di frontiera. Già in dischi come Triboh, Verso o Nel respiro la capacità dell'artista di variare continuamente le coordinate geografiche e stilistiche della propria musica emergeva appieno. Così, anche questa sera la De Vito ha dimostrato, se ancora se ne sentiva il bisogno, di essere una cantante ricca di talento, dotata di un'estensione vocale, di un'espressività e di un senso del ritmo che, a mio parere, ne fanno una delle punte di diamante del canto jazz europeo e non solo (se n'erano accorti al Down Beat già nel 2001, inserendo il suo nome nel celebre Critics Poll, alla categoria Beyond Artists).

Dei brani proposti dal vivo mi hanno particolarmente convinto la bella rilettura di Miguilim, composizione dal sapore carioca della italianissima (e bravissima) Rita Marcotulli, e la tenera versione della celebre poesia di Totò, Si fosse n'auciello. 

Delle altre composizioni parlerò più diffusamente non appena avrò ascoltato il disco (uscito per la Egea/Parco della Musica), per la realizzazione del quale il duo si è avvalso della collaborazione di uno dei massimi virtuosi italiani del clarinetto: Gabriele Mirabassi.      

 

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